Dal progetto di capitalismo liberale universale ad un mondo tripolare?

Dal progetto di capitalismo liberale universale ad un mondo tripolare?
abruzzoom

È dalle elezioni Usa del novembre 2016 che gli interventi di uno di noi, in aula come in altre occasioni pubbliche, riportano i risultati di riflessioni sull’andamento del commercio internazionale e, in particolare, sui rapporti economici tra Cina e Stati uniti. La prima parte di questo lavoro, condotto anche con i miei coautori, si è conclusa nell’ottobre 2020, in occasione del plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese e l’annuncio delle linee fondamentali del XIV piano quinquennale che, nella interpretazione di Langiu e Sdogati (novembre 2020), costituisce il compimento di quel percorso che avevamo definito, a inizio 2020, di disaccoppiamento tra Cina e Stati uniti.

Il disaccoppiamento a cui eravamo, e siamo ancora interessati, è quello che passa per la dinamica del saldo commerciale bilaterale tra le esportazioni dei due paesi di interesse. Con il progredire della nostra analisi, tuttavia, questa accezione di disaccoppiamento, seppur corretta, non ci è sembrata sufficiente a rappresentare la trasformazione delle economie statunitense, cinese ed europea avvenute tra la fine del XX secolo ed il primo decennio del XXI secolo. Quanto avvenuto negli anni Novanta del secolo scorso sembrava infatti aver rappresentato il punto di svolta per l’affermarsi del modello economico degli Stati uniti: il capitalismo liberale. Esistevano delle solide ragioni per ritenere che questo sarebbe avvenuto, e tra le tante pensiamo sia sufficiente citarne tre: il crollo dell’Unione sovietica, la crescente volontà della Cina di aderire all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e la formazione dell’Unione economica e monetaria. La nostra tesi è che il primo ventennio del XXI secolo abbia disatteso le aspettative di un mondo unipolare e che lo scenario economico e geopolitico si stia sempre più configurando come un mondo tripolare.

Dal punto di vista economico, lo scoppio della bolla dot-com nel 2001, la crisi finanziaria del 2007 e la seguente Grande Recessione, la crisi del debito sovrano nell’Uem hanno mostrato che il capitalismo liberale emerso dopo la fine degli Accordi di Bretton Woods poteva essere soggetto a crisi endogene che hanno messo a rischio la sopravvivenza delle più importanti società, finanziarie e non, delle economie transatlantiche. Parallelamente, ad Oriente, l’adesione della Cina alle regole del commercio globale non ha portato gli effetti attesi dalle economie occidentali, in particolare dagli Stati uniti, di maggiore liberalismo economico. La Cina, inizialmente, ha seguito un percorso di crescita ‘tradizionale’ per le economie in via di sviluppo: attrazione di forti investimenti nel settore industriale e crescita guidata dalle esportazioni di merci. Tuttavia, il controllo del Governo sull’economia cinese è sempre stato forte e capillare anche nel settore finanziario. Lungi dall’essere un capitalismo liberale, la Cina ha sviluppato la propria forma di capitalismo, il capitalismo politico, che le ha consentito una crescita economica senza precedenti nella sua storia, di iniziare a competere con i settori statunitensi tecnologicamente avanzati, di rappresentare una delle ancore di salvezza dell’economia mondiale dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008[1] e di avviare un percorso strategico di internazionalizzazione con la Belt & Road Initiative.

Rispetto allo scenario della Guerra fredda che vedeva Usa e Unione sovietica in competizione tra loro ma con due economie totalmente indipendenti, il mondo tripolare che analizziamo nell’articolo è interconnesso dalle catene globali di produzione e da un settore finanziario globale, un mondo articolato in almeno due modelli di capitalismo che, sotto aspetti differenti, hanno entrambi contribuito alla crescita economica di Usa, Europa e Cina.

Sosteniamo che il percorso verso un mondo tripolare è stato avviato e che esso è centrale per capire l’attuale contesto geopolitico che pone Usa, Cina ed Europa in un confronto che va oltre il commercio di merci e servizi, che noi abbiamo studiato in particolare, ma si estende alla tecnologia, alla proprietà intellettuale, ai dati e a temi di sicurezza nazionale.

Daniele Langiu, daniele.langiu@gmail.com

Fabio Sdogati, sdogati@mip.polimi.it