
Mercoledì 3 Aprile 2019 ore 17,45, il Salotto culturale “Prospettiva Persona”, nella Sala Caritas di via Vittorio Veneto, 11 Teramo, presenta la rubrica Reading, dedicata al “Marcovaldo”, di Italo Calvino, a cura di Lucia Pompei.
Marcovaldo – ovvero Le stagioni in città è una raccolta di venti novelle di Italo Calvino, alcune delle quali già uscite ad episodi sulle pagine dell’Unità, organo editoriale del Partito
Comunista Italiano, all’epoca in cui ancora Calvino ne era un militante. La prima edizione fu pubblicata nel novembre del 1963 in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi. Il sottotitolo Le stagioni in città si rifà alla struttura dei racconti, associati ognuno ad una delle quattro stagioni dell’anno. Protagonista di tutti i racconti è Marcovaldo, un manovale con problemi economici, ingenuo, sensibile, inventivo, interessato al suo ambiente e un po’buffo e malinconico. Nel 1963 viene pubblicata per Einaudi, in una collana di libri per ragazzi, la raccolta di racconti “Marcovaldo ovvero le stagioni in città”, incentrata sul personaggio di Marcovaldo, un magazziniere ingenuo e buono, che vive in un ambiente urbano e moderno ma che prova nostalgia per il mondo della natura. La prospettiva della narrazione oscilla così tra realismo e comicità. I venti racconti che compongono l’opera si presentano come favole contemporanee 2, con uno stile e un tono che ricordano quelli delle narrazioni orali tradizionali, cui Calvino del resto si era già interessato curando l’edizione, sempre per Einaudi, delle Fiabe italiane (1956).
I venti
testi sono divisi
in cinque cicli di quattro racconti, ciascuno dedicato
ad una stagione dell’anno; se cambia
l’ambientazione, costante resta la
presenza del protagonista e lo schema
narrativo, secondo cui Marcovaldo
ritornare ad uno stato di natura in città, ma viene costantemente ingannato e deluso. In Marcovaldo Calvino
unisce aspetti fiabeschi e ironia per
affrontare temi e problematiche attuali 3: la vita caotica in
città, l’urbanizzazione senza razionalità
ed ordine, l’industrializzazione crescente e la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei
rapporti umani ed interpersonali.
L’ambientazione – la città di Marcovaldo è senza nome, ma probabilmente ispirata a Torino, una delle protagoniste del boom economico degli anni Sessanta – è il modello di ogni città, e diventa lo specchio di questa mescolanza di quotidianità mediocre ed invenzione fantastica: la metropoli è grigia, spenta e illuminata solo da luci artificiali, e tuttavia il protagonista sa rintracciarvi, con sensibilità e
malinconia, i piccoli segni di una natura che non si arrende. L’azienda per cui Marcovaldo lavora, la Sbav, è il prototipo dell’azienda che sfrutta i suoi lavoratori, e al tempo stesso il simbolo della società dei consumi (tanto che non si specifica nemmeno cosa la ditta produca effettivamente). La vita di Marcovaldo è insomma quella dell’operaio inurbato, fatta di difficoltà e di privazioni, e il mondo attorno a lui è spesso ostile e indifferente, tanto che spesso egli si perde e si smarrisce nella città stessa. Altre volte – come nel racconto d’apertura, Funghi in città- l’illusione di trovare un “paradiso terrestre” nel contesto urbano può portare a conseguenze involontariamente tragicomiche.